Questa mattina riflettevo su quanto troppo spesso non permettiamo a noi stessi di crescere, di sperimentare, di armonizzarci con il nostro presente. Perdendoci in attimi eterni di ricerca di un qualcosa che forse nemmeno noi c’aspettavamo. Così, su questa bellissima opera d’arte di @carlotta_castelletti ho composto questi versi.
SU DI UN’ESISTENZA TAGLIENTE, RINASCE LA FORZA DELLA VITA. COLORI CHE, SEPPUR TRAFITTI, CONTINUANO A CRESCERE IN OGNI LORO SFUMATURA. C’È CHE IL FUTURO GUARDA SEMPRE DALL’ ALDILÀ IL SUO STESSO PASSATO. ED È PER QUESTO CHE TROPPO SPESSO SEMBRA COSÌ IRRAGGIUNGIBILE. C’È CHE CIÒ CHE NOI TUTTI VEDIAMO ALTRO NON È CHE IL RIFLESSO DELLE NOSTRE PASSIONI, PRENDERE UNA FORMA DIVERSA DA QUELLA CHE NOI C’ASPETTAVAMO. E DIVENTA DIFFICILE ACCETTARE CERTE VISIONI. EPPURE, NON SI SMETTE DI RICERCARLE, MAI. ElyGioia
Ed eccoci qui, nell’incanto della “Ragazza alla finestra” di #salvadordalì
🎨L’opera rappresenta una ragazza affacciata alla finestra della casa dei Dalì a Cadaqués, località spagnola. Si tratta di Aña Maria, sorella di Dalí, che nel 1925 contava 17 anni. Vivi i colori sulle tonalità del blu. La ragazza, mora, ripresa di spalle, ha di fronte il panorama della riviera. In questo, Dalí invita l’osservatore a porre attenzione non solo al soggetto pittorico ( la ragazza) bensì al paesaggio che lei osserva, certamente non bene in vista, dall’interno domestico che lo incornicia. <<Dipinto a olio su cartone di 105 × 74,5 cm del 1925. >>
📖Si scorge l’anima Dalla finestra delle emozioni. Tra terra e cielo, come vulcani vibrano e purificano Petto e sguardo. E le nuvole, Vogliono prendere il colore dell’ambra. prigioniere, anche loro, del fascino magico, delle colorate proprietà Dei sentimenti.📖 ElyGioia
⬇️ Cosa ne pensi di queste parole posate su questo meraviglioso dipinto?
Parola d’ordine, arte. Oggi ho costruito una poesia che vuol essere un pensiero da non dimenticare mai. Proprio come l’autrice di queste opere decisamente meravigliose, che fa, di oggetti passati e dimenticati, elementi nuovi presenti e mirabili.
📖Come artistiche creazioni danno vita all’animo umano, spudorate emozioni lo cosparono di un nuovo sguardo. Che di storie ne dimentichiamo troppe e c’è bisogno di conservare, di far colare cuore e mente di vissuti carnali.📖 ElyGioia
✅Fai del passato, quello bello e che ti è stato utile e di valore, un nuovo elemento vivo del tuo presente, fantasticando il tuo futuro.
🎨 Opere di @alexandradillonartist
⬇️ E tu, cosa ne pensi di questo modo di ricreare l’arte?
Donate e poi rubate, accarezzate e squarciate, elogiate e disprezzate, le ali di certe donne. Divenute nere, dal fumo tossico della violenza. Ornate di spine, da tutte quelle rose malate inghiottite. Aromatizzate di rabbia, dagli abusi della società. Contrassegnate dalla ruvida ed ignota gente e dalla loro omertà. Eppur si vedono ancora, tra il singhiozzo di certi giorni e la forza di sempre. Con il lume della speranza nascosto al cuore, guardano i giorni futuri. Bramandocure e fiducia, camminano, senza poter più volare. Chissà, se quel lontano futuro s’avvicinerà presto roseo. Chissà se riusciranno mai a riconquistare il diritto al volo ed il diritto all’amore.
Donate and then steal, caress and tear apart, praise and despise, the wings of certain women. Turned black, from the toxic smoke of violence. Adorned with thorns, from all those sick roses swallowed up. Spiced with anger, from the abuses of society. Marked by the rough and unknown people and their silence. Yet they still see each other, between the hiccups of certain days and the strength of always. With the light of hope hidden from their hearts, they look to the future days. Craving care and trust, they walk, unable to fly anymore. Who knows, if that distant future will soon approach rosy. Who knows if they will ever manage to regain the right to fly and the right to love.
Amami. Tienimi con te, tessimi come un ragno fa con la sua tela, come una mosca, intrappolami, rendendomi libera in te. Amami. Acrobaticamente capiscimi. Pazientemente stupiscimi. Dimostrami, che anche io, sono degna a ricevere amore.
Love me. Keep me with you, weave me like a spider does with its web, like a fly, trap me, setting me free in you. Love me. Acrobatically understand me. Patiently amaze me. Show me that I too am worthy to receive love.
ElyGioia Photo ( Centro Culturale San Gaetano di Padova )
Il 10 Ottobre è stata inaugurata la mostra d’arte “I colori della vita” con opere del grande pittore e scrittore Vincent Van Gogh,( e non solo ), a cura di Marco Goldini al San Gaetano di Padova. È stato davvero meraviglioso poter esservi presente, un’esperienza senza pari, tra nero e colori, tra malinconia e speranza. Per questo mi trovo qui, a condividere con voi un po’ della sua storia personale e professionale, e per rendervi partecipi del mio pensiero su questo “viaggio artistico”.
Chi era Van Gogh?
Per studiare nel profondo la sua vita devo dire che ne ho sentite davvero molte e, sinceramente, sono pochi gli articoli che, a mio avviso, ne danno una descrizione idonea e completa. Se per le strade chiedo ai passanti una definizione di Van Gogh mi rendo conto che la gente si ricorda di lui come “quel pazzo pittore che si tagliò un orecchio”, “un uomo dalle diverse problematiche mentali”, “un folle che ha avuto la fortuna di essere stato stimato”, “un pittore famoso che andava con le prostitute”. Questo perché ci sono troppe parole spese sulla sua persona che sulla sua grande arte. Mi chiedo ancora come possa una corposa ed “ingombrante” personalità sovrastare la capacità ed il grande valore artistico di una stessa persona. Voglio dire, io quando mi trovo davanti ad un suo quadro, ne rimango intrappolata, non riesco a pensare ad altro, lì in quei colori, c’è un uomo che non trova la sua giusta dimensione a questo mondo poiché ciò che ha dentro è ancora più grande e frastagliato. Per questa ragione scelgo di riportare in questo mio articolo, non tanto le bizzarre curiosità inerenti alla sua persona, quanto la sua grandezza artistica. Che poi, parliamoci chiaro, Van Gogh non è un pittore, è il pittore, pioniere dell’espressionismo. È quel talento della cui vita è ben percettibile ad ogni pennellata, così irrazionale in mezzo alla razionalità. Così confuso in mezzo ad un mondo “perfetto”, così rude in mezzo a tanta “delicatezza”. Dunque, chi è che non conosce questo uomo? Ve lo siete mai chiesti, come mai tutti, bene o male, conoscono il nome di Van Gogh?. Semplice. Lui dipingeva cose molto semplici, comprensibili ad ogni occhio umano. Nelle sue opere chiunque è in grado di riconoscerne l’oggetto rappresentato, un girasole, un volto, un campo di grano, la natura morta, una contadina stanca. Da un lato sembra quasi infantile come “schema”, per questa gran facilità di comprensione, da un lato si percepisce come invece carica ogni sua rappresentazione con una tensione talmente emotiva da rimanerne plasmati.
OPERE
Vincent Van Gogh, 1885, I MANGIATORI DI PATATE, olio su tela.
Io davanti a questo quadro, che tra l’altro credo sia il simbolo dell’inizio della sua “carriera artistica”, mi sento come invitata, attratta, catturata fin nelle viscere, non per la bellezza apparente, ma per il significato che ne è racchiuso. Vi riporto ciò che egli stesso ha scritto a suo fratello Theo su questa sua opera. ( Dal libro lettere a Theo di Vincent Van Gogh ) “Ho voluto far capire che questa povera gente che sotto una luce di una lampada mangia patate servendosi dal piatto con le mani, ha zappato essa stessa la terra da dove quelle patate sono cresciute. Evoca il lavoro manuale e lascia intendere che quei contadini hanno onestamente meritato di mangiare ciò che mangiano.” Come una storia di chi non ha grandezze né futuro davanti. Dovete sapere che Van Gogh era un grande stimatore di minatori e contadini. Suo padre era un predicatore protestante e per un periodo seguì anche lui la strada della fede. Studiò la Bibbia e guidò una chiesa come predicatore laico. Voleva essere un imitatore di Gesù Cristo, non a parole bensì a fatti. Per questo poi fu considerato troppo estremo e così venne allontanato ma sempre stimato per tutto ciò che aveva fatto per i minatori con i quali lavorava e viveva. Questo appunto è bene ricordarlo per capire quanto egli apprezzasse il duro lavoro delle persone semplici e povere e quanto era grande la sua gioia nel rappresentarle nelle sue opere. Questo quadro ci fa conoscere il Vincent Van Gogh degli inizi, la sua pittura di quei tempi, infatti, era molto vicina a quella Olandese. Daumier, poi, fu per lui un punto di riferimento fondamentale specie nelle forti caricature comuni ad entrambi, le quali erano capaci di animare il volto facendo trasparire dallo stesso la realtà di quel vissuto.
Vincent Van Gogh, 1889, I GIRASOLI, olio su tela.
Con quest’opera facciamo un salto in avanti. Troviamo Vincent Van Gogh nell’ultimo anno prima della sua morte. Quando dipinge questo quadro si trova ad Arles, posti nel quale trova felici fonti di ispirazione. Attraverso la lettura delle lettere scritte a suo fratello Theo, possiamo capire quanto gli ultimi cinque anni della sua vita siano stati per lui molto rilevanti nella pittura. Mentre prima erano i colori scuri i protagonisti ora vi è una scoperta dei colori quasi accecante, come la si ritroverà in altre opere. Realizzata tutta in un solo tono, per Vincent, i girasoli avevano un grande significato. Erano segno di protezione, di sicurezza, una carezza. Non so voi, ma trovo che questo quadro, assieme ad un’altra opera un campo di grano con volo di corvi, sprigioni una tristezza infinita. La bellezza del fiore accompagna e tocca la profonda solitudine del pittore, i petali stanchi confortano il pensiero di Vincent. Non ci si può limitare a mirarne la bellezza, c’è un estremo bisogno di sentire la vita in questa pittura.
Vincent Van Gogh, 1888, TERRAZZA DEL CAFFÈ LA SERA.
Giunto ad Arles, prese immediatamente in affitto una camera nella pensione-ristorante Carrel. Lì, quando sopraggiunse la primavera, egli produsse una tela dopo l’altra, come se temesse che la sua ispirazione, esaltata dalle novità del mondo provenzale, potesse abbandonarlo. Si sentiva trascinato dall’emozione, che van Gogh identificava con la sincerità dei suoi sentimenti verso la natura. Le emozioni che provava di fronte alla natura provenzale erano così forti da costringerlo a lavorare senza sosta. La conosciuta foga dell’artista.
Vincent Van Gogh, 1888, LA CAMERA DI VINCENT, olio su tela.
Prese in affitto l’ala destra della Casa Gialla, una delle abitazioni più famose della storia dell’arte. In quest’edificio, ubicato nella zona nord della città, Vincent voleva fondare l’Atelier du Midi, una comunità solidale di artisti. Qui, in primis pensò a Gauguin.
Vincent Van Gogh, 1888, NOTTE STELLATA SUL RODANO, olio su tela.
“Ho passeggiato una notte lungo il mare sulla spiaggia deserta, non era ridente, ma neppure triste, era… bello. Il cielo di un azzurro profondo era punteggiato di nuvole d’un azzurro più profondo del blu base, di un cobalto intenso, e di altre nuvole d’un azzurro più chiaro, del lattiginoso biancore delle vie lattee. Sul fondo azzurro scintillavano delle stelle chiare, verdi, gialle, bianche, rosa chiare, più luminose delle pietre preziose che vediamo anche a Parigi – perciò era il caso di dire: opali, smeraldi, lapislazzuli, rubini, zaffiri. Il mare era d’un blu oltremare molto profondo – la spiaggia di un tono violaceo, e mi pareva anche rossastra, con dei cespugli sulla duna (la duna è alta 5 metri), dei cespugli color blu di Prussia. Ho fuori dei disegni a mezzo foglio e un disegno grande, che fa da pendant all’ultimo” Vincent Van Gogh.
Vincent Van Gogh, 1888, IL SEMINATORE, olio su tela.Vincent Van Gogh, 1889, NOTTE STELLATA, olio su tela.
Vincent comprese di essere malato sia fisicamente che spiritualmente e perciò, dopo l’ennesimo deliquio, l’8 maggio 1889 entrò volontariamente nella Maison de Santé di Saint-Paul-de-Mausole, un vecchio convento adibito a ospedale psichiatrico, a una ventina di chilometri da Arles.“Osservo negli altri che anch’essi durante le crisi percepiscono suoni e voci strane come me e vedono le cose trasformate. E questo mitiga l’orrore che conservavo delle crisi che ho avuto […] oso credere che una volta che si sa quello che si è, una volta che si ha coscienza del proprio stato e di poter essere soggetti a delle crisi, allora si può fare qualcosa per non essere sorpresi dall’angoscia e dal terrore […] Quelli che sono in questo luogo da molti anni, a mio parere soffrono di un completo afflosciamento. Il mio lavoro mi preserverà in qualche misura da un tale pericolo.” Dalle lettere a Theo, di Vincent. A questo periodo risalgono ben centoquaranta dipinti!.
Vincent Van Gogh, 1890, CAMPO DI GRANO CON VOLO DI CORVI, colore ad olio.
Ed arriviamo fino qui, nel 1890. Si presume questo sia l’ultimo dipinto del pittore prima della sua morte. Qui, possiamo notare come la sua pittura sia tutta un’espressione. Un quadro estremamente claustrofobico, una via che s’incaglia contro questo muro giallo che sembra esser fatto di piccoli ma taglienti aculei. Ecco l’incapacità di Vincent di sopportare la vita di questo mondo, ecco la sua fragilità, ecco il suo turbolento vivere, nero ed azzurro come il cielo che s’appoggia, quasi a soffocare il campo di grano. Qui troviamo delle vere e proprie tracce di dolore, non solo di colore. Si evince come la pittura sia per Vincent una vera e propria cura come sfogo dell’anima. Quella stessa anima incapace e stretta per quella realtà ladra di sogni e speranze. Per quanto riguarda la pittura, in quest’opera più ci si avvicina e più ci si accorge della divisione dei colori. 👩🎨 curiosità 🖼 Ho potuto apprendere da un’intervista che il restauro dei quadri di Van Gogh risulta quasi impossibile, sapete perché?. Basta pensare che Vincent aveva il “vizio” di dipingere un’opera con un solo pennello, così, di getto, senza lavarlo, potete immaginare i milioni di pigmenti che possono esserci all’interno di un solo punto di colore nella tela! Così è stato pensato un modo tutto nuovo per il loro mantenimento, ovvero, delle piccole iniezioni di silicone in quel tocco di colore che ne necessita.
Chi conosceva già la vita di Vincent Van Gogh noterà una parte mancante, dov’è finito quel pezzo di storia?. Ebbene, ho voluto serbare questa curiosità per ultima in quanto uno dei quadri che ho potuto mirare da vicinissimo e che mi ha colpito molto è proprio questo.
Vincent Vang Gogh, 1887, AUTORITRATTO.
Ebbene, torniamo indietro nel 1185 quando Van Gogh inizia a frequentare la scuola delle belle arti ad Anversa. Egli teneva molto a migliorarsi e ad imparare nuove tecniche di pittura. Lì però non viene apprezzato e di conseguenza si trasferisce a Parigi. In questa splendida città, fonte d’ispirazione per tanti artisti ancora ad oggi, vuole imparare a dipingere dei ritratti, cosa che era molto comune all’epoca. Non avendo abbastanza soldi per dei modelli il modo più semplice per lui fu quello di posizionarsi dinanzi ad uno specchio e guardarsi riflesso. Questo permise a Vincent di realizzare una grande sperimentazione delle espressioni facciali. Ogni suo autoritratto esprime totalmente la sua mente e la sua voglia di sperimentare appunto nuove tecniche. Credo che per Van Gogh, il vedersi riflesso come il dipingersi, fu più che altro un tentativo di conoscersi da sé stesso, nel profondo, e di ritrovare dentro quelle tele una giusta dimensione, almeno lì.
Devo ammettere che m’aspettavo più opere in questa mostra, di quelle almeno più decisive della sua storia. È stato altresì bello il “percorso” realizzato, accompagnato da diverse citazioni dello stesso Van Gogh che hanno reso l’atmosfera viva, in tutte le sue emozioni. Come se Vincent fosse proprio lì, a guardarci attraverso i suoi dipinti. Io ho preso i miei ricordi, a voi spetta farci una visita.
📖Biografia 📖 Vincent Van Gogh nato il 30 Marzo del 1853 in Olanda, a Zundert e deceduto alla sola età di 37 anni il 29 Luglio del 1890 ad Auvers-sur-Oise, in Francia. Pittore e scrittore, in vita non apprezzato per le sue opere. Pur essendo appassionato di disegno fin da bambino, van Gogh cominciò a dipingere solo verso i 30 anni. Le sue opere più conosciute sono quelle dipinte tra il 1880 ed il 1890, pochi anni prima della sua morte. Nel 1888, consigliato dal fratello Theo, van Gogh si trasferì ad Arles, nel sud della Francia per vivere con il pittore Gaugien, amico di Theo.Il rapporto tra i due, però non fu così idilliaco anche a causa dell’instabilità emotiva di van Gogh. Pare che, dopo un alterco avvenuto nella casa di Arles, l’artista olandese inseguì l’amico in strada con un rasoio minacciando di aggredirlo. La loro relazione degenerò del tutto quando una sera, ubriaco, Vincent scagliò un pesante bicchiere contro l’amico.Quel giorno Gauguin decise di lasciare Arles.Pare che quel forte litigio venga attribuito a Rachele, una prostituta frequentata da entrambi, conosciuta in un bordello. Nel 1889 infatti, Vincent, in preda alle allucinazioni e folle di gelosia si mozzò con un rasoio metà dell’orecchio sinistro e lo spedì a Rachele, come pegno d’amore. Qualche giorno dopo Vincent si ritrasse con una vistosa fasciatura a coprire l’orecchio mutilato.
Morì a soli 37 anni per un colpo di rivoltella, una sera tra i suoi tanto amati campi di grano, probabilmente auto inferto.
Era doveroso, da parte mia, darvi anche una breve ma dettagliata biografia, a fine articolo, dopo aver esplorato la storia di una vita penetrante a sé stessa, quella del grande pittore e scrittore VINCENT WILLEM VAN GOGH.
S’aspetta un gesto, la donna innamorata. Nel frattempo, distorce i suoi pensieri, sviscera discretamente e perdutamente ogni parte di sé. Null’altro teme che la non comprensione. Null’altro brama che il viver della complicità. D’assenza e penitenza, si nutrono le sue mani. L’orgoglio si bagna con l’amore e la sua forza, ne esce sconfitto. Una parola, non solo uno sguardo, ricerca. In balia dei suoi giorni al vento, ama costantemente, incessantemente, orgogliosamente.
A gesture is expected, the woman in love. In the meantime, he distorts his thoughts, discreetly and head over heels for every part of himself. Nothing else fears but misunderstanding. Nothing else craves but the living of complicity. His hands are nourished by absence and penance. Pride gets wet with love and its strength, it comes out defeated. A word, not just a look, research. At the mercy of his days in the wind, he loves constantly, relentlessly, proudly.
Se il mondo fosse dei bambini, in mano loro, con il potere in loro possesso, sarebbe ancora pieno di colori. Come alle origini, dove tutto aveva un valore ed ogni sera si custodivano tutti i traguardi inaspettati del giorno. Se fossero loro a poter parlare, il veleno contemporaneo fallirebbe ad ogni suo progetto iniziato. Hanno cuore puro, loro. Insomma, ci sarebbe più meraviglia e meno vuoto al cuore. Se il mondo fosse dei bambini, ogni sogno avrebbe la possibilità d’esser inseguito, per davvero e per tutti, senza alcuna distinzione. Nessuno proverebbe quella sensazione di voler evadere, che troppo spesso ingrigisce pure il sole.
If the world were children, in their hands, with the power in their possession, it would still be full of colors. As in the beginning, where everything had a value and every evening all the unexpected goals of the day were kept. If they were to be able to speak, the contemporary poison would fail with every project started. They have a pure heart. In short, there would be more wonder and less emptiness in the heart. If the world were children, every dream would have the possibility of being chased, for real and for everyone, without any distinction. Nobody would have that feeling of wanting to escape, which too often turns gray even the sun.
Sei la stagione sulla quale il mio capo si china e riesce a trovar riposo. Incastrata tra l’otre della distanza e quello della speranza, vivo. Queste diagonali emozioni s’infrangono col giudizio dei miei occhi, si dipingono di neutro. Ed il tuo amore sgorga, tra le mie vesti, assorbe purezza. S’infatuano persino i respiri, lievemente audaci, parlano. Pullulano graziosi ed ingenui sorrisi, misti a stupore. Sì, lo stupore nello stare bene, per davvero, per la prima volta nella vita.
You are the season in which my head bends down and manages to find rest. Wedged between the bottle of distance and that of hope, I live. These diagonal emotions break with the judgment of my eyes, they paint themselves neutral. And your love gushes out, between my clothes, absorbs purity. Even the breaths, slightly bold, speak. Graceful and naive smiles teem with amazement. Yes, the amazement of feeling good, for real, for the first time in life.
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