Da qualche settimana ho iniziato a voler giocare con la poesia, per ricoprirla, ogni giorno di più, e condividerla insieme a voi. Dunque, ogni venerdì, nel mio account instagram c’è il modo giusto per diffondere non solo la poesia contemporanea e moderna bensì anche quella passata, spesso dimenticata.
Se vuoi aggiungerti a me ed alla mia community sei il/la benvenuto/a
Oggi, a differenza degli anni passati, mi sento di portare una riflessione leggermente diversa riguardo al significato, estremamente importante, di questa giornata. Oggi, vorrei mettere a fuoco la gran lacuna formata dalla nostra società. Da stamattina, opinionisti tv, giornalisti, ministri, non fanno altro che incoraggiare le donne a denunciare in caso di violenza subita. Poi però ne decantano la forza. Contraddizione ed ignoranza sono malattie devastanti che causano danni immensi nelle vite delle persone. Una donna che rimane vittima di violenza è una vera e propria vittima dell’intera comunità. Ma pensiamo davvero che le donne non vogliano denunciare?. Nel 2020, pensiamo davvero che una donna continui a provare amore verso un uomo che esercita su di lei una qualsiasi tipo di violenza?. Tanti i centri antiviolenza, tanti gli psicologi e gli assistenti sociali che si proclamano paladini della giustizia. Al posto di mettere in evidenza tutto questo, perché non mettere in evidenza il fatto che, quando una donna denuncia, la lentezza giudiziaria, diventa omicida essa stessa?. Noi donne, dovremmo girovagare, in fin di vita, dal pronto soccorso ai carabinieri, per ottenere una misera custodia cautelare, d’altra parte “sei ancora viva”. Povere quelle donne, allora, che i segni non li portano alla pelle, ma all’anima!. Ma lo sapete che la violenza psicologica arriva appena un attimo prima di una coltellata o di un pugno?. Personalmente, mi sento di urlare tutte queste parole come dall’alto di una montagna, sento esclusivamente il mio eco. Mi tornano addosso, violentandomi testa e cuore. Non si può più accettare tanto dolore. È ora di finirla di dedicare video, parole, poesie commoventi alle donne e poi voltare loro le spalle tutto il resto dell’anno. Sempre pronti a dire “Stop alla violenza!”e mai pronti a prestare vero aiuto quando questi casi toccano membri della propria famiglia o della propria cerchia di amicizie. Subito pronti a farsi avvocati difensori e mai pronti a parlare quando vi è bisogno, omertà vigliacca. Io, oggi, non dico alla donna di trovare il coraggio di denunciare, la donna non è un essere stupido, sà la cosa giusta da fare. Ha solo bisogno di sentirsi per una santa volta protetta da questa ingrata società. Oggi, dico alla donna che la speranza non la può togliere nessuno, né uno schiaffo né un insulto. Dico alla donna che ci sono altre donne a questo mondo, con altrettante storie, che non aspettano altro che qualcosa prima o poi cambi, prima di tutto attorno a loro, fino ad arrivare all’interno delle loro case. Esattamente come loro. Ecco, con estrema sincerità, dico alle donne che se sono lasciate sole dalla giustizia non sono sole nell’anima. E l’anima sa essere potente, lasciamola parlare. Chissà che scuoti un po’ la terra e ne faccia uscire del buono.
– ORFEO, EURISICE, HERMES – ( Bassorilievo in gesso ) L’opera originale si presuppone fosse di ALCAMENE
Oggi desidero condividere con voi una storia che m’affascina da sempre, partendo dalla descrizione di quest’opera meravigliosa che rappresenta per l’appunto i protagonisti della stessa. – HERMES ( in veste di Psicagogo ) ORFEO ( affranto dal dolore ) ed EURIDICE ( la Ninfa dei boschi, eternamente innamorata ) –
La Grecia ed i suoi miti, la storia ed il suo fascino. Quest’opera rappresenta la vera celebrazione del tema della morte, Si presuppone che l’autore dell’originale fosse ALKAMENES, allievo del grande professore di archeologia Jean Charbonneaux. “Un dolore pudico, dove a parlare sono gli sguardi, i movimenti delle loro vesti, la posizione dei loro piedi, le carezze delle loro mani e non le labbra”. Un Orfeo che infrange il patto[ Noli Respicere ] “non guardare”, un Euridice innamorata che cerca di consolare il suo amato accarezzandogli la spalla, trattenuta però da Hermes, lo psicagogo che, anch’esso dispiaciuto ( lo si evince dallo sguardo ), le dice che non può più andare avanti.
L’ineluttabilità della morte.
Ma, di cosa sto parlando esattamente? Della storia di due amati ORFEO di Tarcia, figlio di Eagro ( Apollo ) e della musa Calliope, ed Euridice, Ninfa dei boschi. Orfeo era un cantore, un poeta, un musicista, permettetemi di dirlo, era un gran romanticone, il classico “principe azzurro”. Si dice che andava camminando, suonando e cantando, le sue opere d’amore, e che persino le radici degli alberi ne seguivano i movimenti per ascoltarlo. Orfeo, innamorato perdutamente di Euridice e contraccambiato. Ahimé, non era il solo ad esserlo, sempre se si vuol definire amore, quello del fratello Aristeo; Infatti, lo stesso, approfittò di un momento intimo della bella Euridice, la quale stava facendo un bagno così come madre natura la creò, per tentare di farla sua. In poche parole, le saltò addosso, ma nell’inseguimento che seguì, Euridice, riuscì più volte a sfuggirgli, finché accidentalmente calpestò un serpente velenoso che la uccise con il proprio morso. Euridice entrò così nell’oltretomba ed Orfeo con tutta la sua tenacia decise di andarsela a riprendere. ( come si suol dire? Volere è potere ) Ebbene sì, Orfeo intraprese questa missione, ovvero, la ricerca della via che portasse nel regno delle anime morte, e <<rullo di tamburi>>, la trova! Una piccola apertura di una montagna, proprio nei pressi di Napoli, esattamente a Cuma. Arrivò al Fiume Stige, il quale separava il mondo dei vivi da quello dei morti, dove incontra Caronte [ Caronte era colui che faceva passare al di là del fiume coloro che erano destinati ad andarsene, a patto che gli stessi si presentassero con una moneta da dargli in cambio. ] che lo fece passare. Orfeo non era in possesso di alcuna moneta. Persino il grande mostro, la bestia a tre teste ( Favoloso cane della mitologia greca, custode dell’entrata dell’Ade ) di nome Cerbero, s’accucciò dinanzi al melodioso avanzare di Orfeo. Fino a che, finalmente, giunse ai piedi del trono di Ade, dio degli Inferi, e Persefone, la sua consorte. Orfeo non perse tempo e spiegò subito il motivo per il quale egli si trovava lì, iniziò a chiedere di riavere con sé la sua Euridice. Ade e Persefone si mostrarono faveroveli ma vollero stabilire con lui un patto. Avrebbero ridato Euridice ad Orfeo ma, durante la risalita verso la luce, non avrebbe dovuto assolutamente voltarsi per guardarla in volto fino a che entrambi non sarebbero arrivati nuovamente e completamente alla vita, ovvero, alla luce del sole ( non si potevano guardare le anime dei morti ). Ed è qui che entra in gioco anche Hermes, con il compito si sorvegliare il comportamento di Orfeo lungo tutto il cammino. Dunque, Orfeo riprende la risalita verso la luce seguito da Euridice ed Hermes. Diverse le tentazioni che superò grazie alla forza dell’amore, nel non girarsi. [ Sono divenuta così brutta o non mi vuoi più bene che non mi guardi nemmeno? – le voci che sentiva – Ho tanta voglia di abbracciarti ti prego abbracciami ] Respinse con tenacia ogni parola, fino a che arrivò a toccare nuovamente, con la pelle, la luce del sole, convinto di non essere il solo, si voltò verso la sua amata. Peccato che però, a causa della ferita alla caviglia, data dal morso di quel maledetto serpente, Euridice rallentò il passo e non si trovò in quell’istante esattamente alla luce del sole, vi si trovava ancora a pochi passi da essa.
[ Pensavo a quel gelo, quel vuoto che avevo traversato e che lei si portava nelle ossa, nel midollo, nel sangue. Valeva la pena di rivivere ancora? Ci pensai, e intravidi il barlume del giorno. Allora dissi “Sia finita” e mi voltai. Euridice scomparve come si spegne una candela. ] “Cesare Pavese, L’inconsolabile, tratto dai dialoghi di Leucò.
“QUIS ET ME INQUIT MISERAM ET TE PERDIDIT ORPHEU, QUIS TANTUS FUROR?” Chi rovinò me misera e te, oh Orpheu, quale pazzia così grande?
Ed ecco che l’opera sopra raffigurata prende “vita” mostrando i più intimi sentimenti dei protagonisti. Orfeo che si volta e scopre di aver perso per sempre la sua amata, Euridice che aveva voler dire a lui << Oh amore mio, hai fatto tutto ciò che potevi fare, grazie>> ed il volto dispiaciuto di Hermes costretto a trattenere la sua mano con fermezza. Quest’opera si può ammirare presso il museo archeologico di Napoli. Due le riproduzioni, Antonio Canova e Auguste Rodin gli autori. Si pensa che l’originale appartenesse alle collezioni di Giovanni Battista Carata, duca di Noja, nel 1700 e successivamente ritrovata a Torre del greco nel 1960 in contrada Sora presso una villa marittima.
Spero di avervi portato con me, almeno per un pochino, in questo storico viaggio, non avendovi perso nel regno di Ade 🙋🏼♀️.
[ Dipinto di Edward Charles Hallé, “Paolo e Francesca” 1840 ]
Non si creda all’amor che fugge, bensì al cuor che si posa, fermo, per completare il puzzle della propria vita. Poiché prezioso è il tempo e ben lontana è la quiete nella valle della solitudine. Buoni, sono conforto, pazienza e complicità, ma Il sacrificio, questo, non è riconosciuto dall’amore sincero, esso è chiamato in altro modo, ovvero, piacere di lottare. Quando s’ama s’intuiscono i futuri gesti da compiere per raggiungere la tanto ricercata felicità. Poiché nulla l’ha vinta sulla volontà di chi ama, l’amore vero possiede l’eternità.
Do not believe in the love that flees, but in the heart that rests, still, to complete the puzzle of one’s life. Since time is precious and far away is the quiet in the valley of solitude. Good, they are comfort, patience and complicity, but sacrifice, this, is not recognized by sincere love, it is called in another way, that is, the pleasure of fighting. When one loves, one senses the future gestures to be made to achieve the much sought-after happiness. Since nothing has won over the will of those who love, true love possesses eternity.
D’aria fresca vestita, se ne va, danzando, su rive ancora sconosciute, di mari irrequieti e funesti, di terre armonicamente disarmanti. La calma si brama, l’eccitazione ed il turbamento si toccano. Tutto s’odora all’ombra dei silenzi, ricoperti di pensieri minacciosamente speziati. Se ne va, danzando, su monti ancora mai scalati, di campagne scosse e robuste, di terre sminuzzosamente ammiccanti. La sera l’attende, ed il tramonto e la luna si scrutano a vicenda.
Fresh air dressed, he goes, dancing, on still unknown shores, of restless and fatal seas, of harmoniously disarming lands. Calm craves, excitement and disturbance touch each other. Everything smells in the shadow of silence, covered with threateningly spiced thoughts. He goes away, dancing, on mountains that have never been climbed, of shaken and robust countryside, of shiningly winking lands. The evening awaits her, and the sunset and the moon peer at each other.
Che cosa ne hai fatto dei tuoi sogni? Realtà, amore, obiettivi, pensieri, guerre, insegnamenti, felicità. Poiché quando non si permette al cuore d’indurirsi del tutto, tutto può stravolgerti, da un momento all’altro. E nella semplicità tutte le complessità svaniscono come nell’aridità tutto s’innaffia. Non serve far altro che saper attendere. Che l’amore esiste per davvero, in una moltitudine di sfaccettature e sfumature.
What have you done with your dreams? Reality, love, goals, thoughts, wars, teachings, happiness. Because when your heart is not allowed to harden completely, everything can upset you at any moment. And in simplicity all complexities vanish as in aridity everything is watered. All you need to do is know how to wait. That love really exists, in a multitude of facets and nuances.
Acque agitate, parlano. Dinanzi una calma apparente, gli occhi annegano. La bellezza che si fa guardare, la sera che si fa sognare, elementi affini e sublimi. C’è che per ogni pensiero stonato, arriva un amore imbevuto di desiderio. Così, si spera. Così, si attende. Così, non ci si addormenta mai.
Troubled waters, they speak. Before an apparent calm, the eyes drown. The beauty that makes you look, the evening that makes you dream, related and sublime elements. There is for every thought out of tune, a love imbued with desire arrives. So hopefully. So, wait. Thus, you never fall asleep.
Di questo ha bisogno il cuore, di un luogo da respirare con chi si ama, di un rifugio sicuro, sempre presente, presso il quale ristorarsi e riposare, di un libro nel quale tuffarcisi e di fogli bianchi nei quali scrivere.
This needs the heart, a place to breathe with those you love, a safe refuge, always present, where you can refresh and rest, a book in which to dive and white sheets in which to write.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.